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venerdì 31 maggio 2013

Il tempo

"Il tempo non è reale.
Se ti sembra lungo, vuol dire che è lungo, se ti sembra breve, è breve, ma quanto sia lungo o breve in realtà,
non lo sa nessuno. Non era punto avvezzo a filosofare, eppure sentiva il bisogno di farlo.
Joachim era contrario.
Che dici? Ma no.
Se lo misuriamo! Abbiamo orologi e calendari, e quando passa un mese, è passato per me, per te e per tutti.
Sta attento disse Castorp e si portò persino l'indice accanto agli occhi cupi. Quando ti provi la
temperatura un minuto è lungo come sembra a te, Vero? Un minuto è lungo... un minuto dura quel tanto
che la lancetta dei secondi impiega a compiere un giro. Ma impiega tempi molto diversi... per il nostro
sentire! In effetti... dico, in effetti ripeté Castorp, premendo l'indice contro il naso cosí forte da spostarne
la punta quello è un movimento, un moto nello spazio, no? Un momento, aspetta! Noi dunque misuriamo
il tempo con lo spazio.
Però è lo stesso che voler misurare lo spazio col tempo... come fanno coloro che di scienza non
s'intendono.
Da Amburgo a Davos ci sono venti ore... già, con la ferrovia.
Ma a piedi quant è? E col pensiero? Nemmeno un secondo. Senti un po' disse Joachim che cos'hai? Mi
pare che qui da noi ti comincia a girare... Taci! Oggi ho il pensiero acuto.
Che cosa è mai il tempo? domandò Castorp spingendo in fuori la punta del naso con tanta forza che
diventò bianca ed esangue.
Me lo sai dire? Lo spazio lo percepiamo coi nostri organi, coi sensi della vista e del tatto.
Bene.
Ma quale è l'organo del tempo? Me lo vuoi indicare? Vedi, ora sei con le spalle al muro.
D'altronde come facciamo a misurare una cosa della quale, a rigore, non sappiamo dire niente di niente,
indicare nemmeno una qualità? Noi diciamo: il tempo trascorre.
Sta bene, lasciamolo trascorrere.
Ma per poterlo misurare...
Ecco, per essere misurabile dovrebbe trascorrere uniformemente, e dov'è scritto che lo fa? Per la nostra
coscienza non lo fa, noi per motivi di ordine superiore poniamo soltanto che lo faccia, e le nostre misure, scusami, sono soltanto convenzionali..." (cap. 3)

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