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venerdì 17 maggio 2013

"...Hans Lorentz Castorp giaceva nel mezzo sulla bara circondata e assiepata di corone, nella cassa con guarnizioni d'argento. Aveva lottato fino all'ultimo contro la polmonite, con tenacia, benchè, a quanto pareva, si fosse soltanto adattato a stare in questa vita presente, e ora, non si capiva bene se vincitore o sconfitto, ma in ogni caso con espressione severa e pacificata e notevolmente mutatoe col naso appuntito dall'agonia, giaceva sul letto parato a lutto, la metà inferiore nascosta da una coperta sulla quale c'era un ramo di palma, la testa sorretta da un guanciale di seta, in modo che il mento posava bellamente nell'incavo anteriore dell'onorifica gorgiera; e fra le mani, semicoperte dai polsini di pizzo - le dita assestate con artificiosa naturalezza non negavano di essere fredde e inanimate - era stato infilato un crocefisso d'avorio, sulla quale pareva che egli, a palpebre abbassate, tenesse lo sguardo fisso." (cap. 7)

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