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domenica 28 aprile 2013

La scoperta e l'utilizzo dei raggi X

La storia dei raggi X inizia da William Crookes, inventore del tubo di Crookes (brevetto del tubo di Crookes). Ma il primo a rendersi conto della nuova straordinaria scoperta fu Rontgen che nel 1901 ricevette il premio nobel. Da allora ci si rese conto che i raggi X erano una grande risorsa in molti campi, tra cui quello medico. Rontgen per primo proiettò l'immagine delle ossa della sua mano sinistra sulla parete senza volerlo. Più tardi nacque così la radiologia, usata per la cura medica delle fratture ossee, ma soprattutto vennero inventate macchine per la radiografia sempre più complesse e sofisticate.
Ecco il brevetto di una delle prime macchine per la radiografia: 

X-RAY OR RADIOGRAPHIC APPARATUS    Walter A. Weed


e infine un moderno apparecchio per la proiezione dell'immagine radiografica:
APPARATUS FOR X-RAY IMAGING FOR PROJECTION RADIOGRAPHY AND COMPUTED TOMOGAPHY, AND METHOD FOR X-RAY IMAGING

La storia dei brevetti

Il brevetto è la dimostrazione più evidente che le grandi invenzioni non sono mai opera del lavoro di un solo inventore o di un team. Le invenzioni, come la storia, è un susseguirsi di vicende, scoperte e invenzioni basate sulle precedenti e esse stesse basi del futuro. I brevetti nascono tra la fine del '400 e gli inizi del '500 con lo scopo di informare il re o la repubblica della nuova invenzione affinchè ne vietassero l'uso al resto della popolazione. Oggi, grazie alle raccolte di brevetti, è possibile risalire alla storia di una invenzione fino ai suoi più piccoli componenti. Lo sviluppo dell'informazione dei nostri giorni permette di farlo anche attraverso websites come l'ufficio brevetti degli Stati Uniti (http://www.uspto.gov/), google patents (https://www.google.it/?tbm=pts) e altri siti appositamente creati.

domenica 21 aprile 2013

Se la medicina fosse un film...

Uno dei film più celebri basati sul tema della medicina è quello dedicato al grande medico Patch Adams ideatore della clowterapia.

Ma vorrei proporre un'altra pellicola prodotta nel 1991 meno celebre ma ugualmente utile a far comprendere la complessità del ruolo del medico. Intitolato "Un medico, un uomo", il film tratta di un celebre chirurgo che pratica la sua professione emotivamente distante dai suoi pazienti. Solo quando gli viene diagnosticato un tumore maligno, passando al punto di vista del malato, comprende i suoi errori e cerca di renderne partecipi gli studenti a lui affidati...
https://www.youtube.com/watch?v=hj_3bmfAyag

sabato 20 aprile 2013

La figura del medico nella cinematografia

Ecco un interessante articolo che tratta dell'evoluzione della figura del medico e del rapporto medico-paziente attraverso la rappresentazione cinematografica. Certamente sono entrambi fattori indispensabili al progresso della medicina. Il medico come figura professionale che si evolve nel tempo grazie al progredire della scienza e al conseguente aumento della conoscenza, in concomitanza allo studio psicologico che ha portato ad un miglioramento del rapporto fra medico e paziente, hanno portato a moderni metodi curativi che non si basano esclusivamente sulla scienza (vedi la clownterapia ideata da Patch Adams).

http://www.medicinanarrativa.it/medicinadettagli.asp?p=2&id=55

Se la medicina fosse un quadro...


Questo è uno dei quadri più celebri nell'ambito della medicina. Dipinto da Pablo Picasso all'età di 16 anni si intitola "Scienza e carità". L'artista, nonostante la sua tenera età, raffigura l'aspetto puramente scientifico del medico, seduto al capezzale del letto, unito al sentimento cupo dell'angoscia rappresentato con una straordinaria naturalezza. L'autore è ispirato dalla grave malattia della sorella minore che muore all'età di 7 anni. Il quadro ben rappresenta l'emblema della medicina, scienza e progresso che devono in ogni momento scontrarsi e legarsi all'umanità dei sentimenti.

venerdì 12 aprile 2013

L'importanza del disegno

Una svolta nell'ingegneria avviene quando si comincia a perfezionare il disegno (come Villard de Honnecurt suggerisce nel suo Taccuino). Questo, in realtà, è quello che avviene anche nella medicina. Entrambe le svolte avvengono grazie ad un solo ma geniale uomo! Leonardo da Vinci, infatti, fu un ingegnere abilissimo, ma la sua abilità più grande fu proprio quella appresa nella bottega del Verrocchio. Il disegno gli diede la possibilità di ritrarre molto fedelmente i fenomeni naturali che quindi risultavano più facilmente riproducibili artificialmente. Anche nel campo della medicina il disegno si rivelò un'importante risorsa. I suoi disegni anatomici sono ben noti ai giorni d'oggi per la loro eccezionale precisione anche nei più piccoli dettagli. I suoi disegni fecero fare un enorme passo in avanti alla chirurgia e all'intera pratica medica.

Il medico nel '300

Una figura da prendere come riferimento se si vuole parlare di medici nel XIII secolo è sicuramente Guido da Vigevano. Egli, infatti, oltre ad essere un brillante medico era un fisico ed inventore italiano. Oggi viene ricordato per la sua opera più rilevante, il Texaurus regis francie in cui egli mostra un'avanzata conoscenza ingegneristica delle macchine dell'epoca. In particolare egli disegna accuratamente le macchine da guerra e descrive brevemente il loro funzionamento. L'opera non ha la funzione di nozione ingegneristica, piuttosto punta a soddisfare l'interesse e la curiosità di un lettore inesperto.

Medicina nel Medioevo


Il medioevo fu un periodo buio per la cultura. Infatti, la caduta dell'impero a causa delle invasioni provocò un immediato blocco della diffusione e del progresso della scienza e della cultura in generale. Tuttavia la maggior parte dei documenti prodotti dalla storia fino ad allora è giunta fino a noi soprattutto grazie al lavoro dei monaci che trasformarono i monasteri in veri e propri centri indipendenti. Essi, infatti, oltre a pregare, si occupavano di coltivazioni, allevamenti, scuole, librerie e tutto ciò che era indispensabile al sostentamento. In particolare essi tennero viva l'arte medica non solo grazie al lavoro degli emanuensi che trascrivevano le conoscenze del passato, ma anche grazie alla coltivazione dell'orto dei semplici. In quest'orto essi coltivavano tutte le piante che avevano particolari proprietà legate alle cure mediche del tempo. In questo modo in caso di malattia, i monaci avevano le possibilità di trovare una cura senza uscire dal monastero.

sabato 6 aprile 2013

Un brillante e giovane ingegnere si stupisce e ha l'occasione di acquisire un'ingente quantità di conoscenza. Questo dovrebbe essere normale per un uomo di scienza. Tuttavia il giovane Hans resta meravigliato della sua immensa ignoranza in materia di vita. Egli non conosce niente della vita! Questa situazione fa riflettere. Anche per gli studenti di oggi è così? Probabilmente è peggio! Uno studente (in teoria già preposto all'apertura mentale e all'ampliamento della sua cultura) di ingegneria del XXI secolo è completamente immerso in un corso di studi molto complesso e impegnativo. Questo è organizzato in modo che, al termine della laurea magistrale, un INGEGNERE sia pronto ad entrare nel mondo del lavoro. Purtroppo ci si dimentica spesso che prima di essere ingegneri si è umani! Per questo motivo credo che una disciplina come "Storia della Tecnologia" sia molto utile in un corso di laurea come quello di ingegneria ad aprire le menti e ad ampliare le conoscenze dei giovani che un giorno saranno i pilastri della società.

"L'interesse alla morte e alla malattia, ai fenomeni patologici, alla decadenza non è che una variata espressione dell'interesse alla vita, all'uomo, come dimostra la facoltà umanistica di medicina: chi s'interessa ai fatti organici, alla vita, s'interessa in particolare alla morte; e potrebbe essere oggetto di un romanzo avente per tema la formazione spirituale dell'individuo, mostrare che l'esperienza della morte è infine un'esperienza di vita, e che conduce all'uomo" (Thomas Mann)
La frase è stata pronunciata dal brillante scrittore solo alla fine di una stesura approssimata di quello che, in seguito, sarebbe stato definito come "il miglior romanzo di inizio secolo". Infatti, è solo alle ultime pagine che si giunge alla conclusione che la descrizione della malattia, degli stati di angoscia e di malessere fino alla morte stessa, in realtà sono in "inno alla vita"! Qual è la miglior via per comprendere e apprezzare fino in fondo la vita se non patire, soffrire, temere di perderla! Oltre alle nozioni filosofiche, mediche, pedagogiche, questo romanzo offre importanti spunti di riflessione sulla vita.