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sabato 6 aprile 2013


"L'interesse alla morte e alla malattia, ai fenomeni patologici, alla decadenza non è che una variata espressione dell'interesse alla vita, all'uomo, come dimostra la facoltà umanistica di medicina: chi s'interessa ai fatti organici, alla vita, s'interessa in particolare alla morte; e potrebbe essere oggetto di un romanzo avente per tema la formazione spirituale dell'individuo, mostrare che l'esperienza della morte è infine un'esperienza di vita, e che conduce all'uomo" (Thomas Mann)
La frase è stata pronunciata dal brillante scrittore solo alla fine di una stesura approssimata di quello che, in seguito, sarebbe stato definito come "il miglior romanzo di inizio secolo". Infatti, è solo alle ultime pagine che si giunge alla conclusione che la descrizione della malattia, degli stati di angoscia e di malessere fino alla morte stessa, in realtà sono in "inno alla vita"! Qual è la miglior via per comprendere e apprezzare fino in fondo la vita se non patire, soffrire, temere di perderla! Oltre alle nozioni filosofiche, mediche, pedagogiche, questo romanzo offre importanti spunti di riflessione sulla vita.


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